Ragazzi di vita by Pier Paolo Pasolini

Ragazzi di vita by Pier Paolo Pasolini

autore:Pier Paolo Pasolini [Pasolini, Pier Paolo]
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
pubblicato: 2011-12-15T08:42:04+00:00


Aspettateme, – gridò in quel momento il Riccetto vedendo che se ne andavano. I tre maschietti si voltarono di sguincio, e stettero un po’ fermi: erano incerti se stare ad aspettarlo oppure no. – Aspettamolo, – disse piano, sempre con la faccia scura, Genesio, e senza nemmeno guardare quello che facevano i fratelli si sedette a gambe incrociate sulla polvere, fumando con gli occhi bassi.

Il Riccetto si vestì con calma, un pedalino per volta cantando e alzando moina con quelli che facevano qualche pennello o caposotto; poi finalmente dopo essersi messo due o tre volte la roba a rovescio, fu pronto, s’alzò in piedi e un passo dopo l’altro, muovendosi pigramente sulle spalle, passò davanti ai tre maschietti di Ponte Mammolo che lo stavano a aspettare, e facendo un cenno da burlo con la testa disse: – Namo. –

Andarono in fila per il sentiero lungo l’Aniene, salirono su per la scarpata quasi a strapiombo sulla Tiburtina e imboccarono ponte.

Il Riccetto camminava avanti, in canottiera, grassoccio, e tutto lucido per il bagno, facendo sempre la camminata malandrina. Era allegro, e cantava con gli occhi pieni di ironia e le mutandine bagnate penzoloni in mano. I tre maschietti gli venivano dietro, Genesio, con la pelle di liquerizia e gli occhi di carbone, in disparte, sornione, e gli altri due che trotterellavano come cuccioletti, come se andassero a una processione col Riccetto in testa. Voltarono fuori dalla Tiburtina su per via Casal dei Pazzi che puntava tra le grandi spianate dei campi coltivati, coi solchi a zig zag, e i piccoli fabbricati bianchi di calce, i cantieri, i mozziconi di case. Non c’era un’anima, e sotto il sole che cuoceva l’asfalto della strada e l’agro si sentiva solo la voce del Riccetto che cantava.

Gli operai che stavano facendo i buchi per le fogne lungo via Casal dei Pazzi, perché s’era in tempo d’elezioni, dormivano a pancia all’aria, distesi sotto l’ombra di un muretto. – An vedi! – gridò Mariuccio col suo vocino d’uccelletto, sporgendosi a guardare dentro una delle buche su cui penzolava ferma la corda dell’argano. Borgo Antico corse a guardar giù, meravigliandosi anche lui per la profondità; Genesio ci diede un’occhiata sprezzante. – E daje, – fece il Riccetto vedendo che i tre erano rimasti indietro, occupati a osservare a una a una le buche che in fila coi loro cavalletti si succedevano per quant’era lunga la strada.

– Mo so’ c… vostra co’ vostro padre, – gridò allegro il Riccetto muovendo energicamente su e giù una mano.

– E chi ‘o fila pe niente, – fece rauco Genesio.

– Se, se, è na chiacchieretta, – disse sfottente il Riccetto continuando ad agitare il braccio. Alludeva alle botte che i tre fratellini prendevano ogni giorno da loro padre, ch’era un cafone malvagio e ubriacone. Il Riccetto che faceva il manovale con lui dalla primavera, a Ponte Mammolo, lo conosceva bene. Entrarono su per via Selmi, lasciando la fila delle buche recintate che si perdeva sotto il sole.

– Mo ve gonfia l’occhi, mo! – continuava a dire, divertendosi il Riccetto.



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